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Contributo di Urago Mella all’insurrezione del 25 aprile 1945

13 Maggio 2013 //  by ANPI Brescia

Sequenza dei fatti e dei luoghi degli scontri a fuoco tra 22 soldati tedeschi ed un gruppetto di Patrioti avvenuti all’alba del 28 aprile 1945.

Il primo si verifica al passo dalla Torricella (Brescia).

Il secondo in località Boschino (Cellatica).

Il terzo in località Tesa (Cellatica).

…

(Continua nella sezione Storie e persone della Resistenza bresciana)

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Categoria: EventiTag: 25 aprile

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Contributo di Urago Mella all’insurrezione del 25 aprile 1945

13 Maggio 2013 //  by ANPI Brescia

Sequenza dei fatti e dei luoghi degli scontri a fuoco tra 22 soldati tedeschi ed un gruppetto di Patrioti avvenuti all’alba del 28 aprile 1945.

Il primo si verifica al passo dalla Torricella (Brescia).

Il secondo in località Boschino (Cellatica).

Il terzo in località Tesa (Cellatica).

  1. 26 aprile 1945. Il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) invita all’insurrezione: i Patrioti occupano la città.

Brescia è Libera.

Il 27 aprile 1945 nelle prime ore della sera, un autocarro tedesco carico di militari transita in Via Valcamonica diretto verso Brescia. Poco dopo la località Mandolossa si accosta al ciglio della strada e si ferma: probabilmente è a corto di carburante oppure non vuole arrendersi ai Patrioti.

I militari in fuga pensano di passare la notte sul colle di Sant’Anna.

Percorrono la strada di campagna che portava alla cascina “Badia bassa” e con le dovute precauzioni raggiungono la vetta del Colle.

 

  1. Si rifocillano con i viveri di emergenza, che hanno nello zaino (questo lo si desume perché nei giorni successivi sono rinvenuti sul luogo della sosta scatole e scatolette di alimentari)

Passano la notte nelle trincee, che erano state predisposte dai tedeschi, utilizzando come scavatori i contadini della zona, per contrastare l’avanzata degli Alleati.

 

  1. Verso le 6 del mattino del 28 aprile 1945 vari abitanti della “Cascina Ravelli – Pasolini” avvistano con grande preoccupazione 22 soldati tedeschi armati di mitra scendere fra i vigneti del Colle Sant’Anna, divisi in due file indiane, con il mitra spianato.

Essi procedono verso il passo della Torricella: la prima fila controlla il lato destro della Via del Carretto, l’altra il lato sinistro.

 

  1. Per ordine del comando Patrioti di Brescia, nelle prime ore del mattino del 27 aprile 1945 si istituiscono “posti di controllo” su tutte le strade, che danno accesso alla città, per intercettare militari tedeschi, che hanno perso i collegamenti con la loro formazione, in modo che non si riuniscano e formino zone di resistenza organizzata.

Il gruppo Patrioti di Urago Mella è responsabile dell’organizzazione di due posti di controllo.

Il primo è costituito in località Pendolina al confine del comune di Brescia per controllare la strada che proviene da Collebeato.

Il secondo posto di controllo si trova in Via Torricella di Sopra alla confluenza con Via del Carretto, Via Privata Magnocavallo e Via Torricella di Sotto per sorvegliare la strada che proviene da Gussago, Cellatica. C’è da evidenziare che sulla via Torricella di Sopra transitava allora la tranvia elettrica Gussago – Brescia.

Il 27 aprile 1945 questo posto di blocco ha fermato e consegnato al centro raccolta militari tedeschi presso la Caserma Achille Papa trentadue militari tedeschi senza armi e senza divisa. Alla spicciolata, costoro, a piedi, sui carretti, o sulla tranvia tentavano di raggiungere la stazione di Brescia, sperando di trovare un treno che li portasse verso il loro paese.

Il 28 aprile 1945 sono sempre in funzione i posti di controllo. I militari tedeschi che hanno pernottato sul Colle Sant’Anna, scendono sulla Via del Carretto e la percorrono senza problemi.

Giunti all’ultima curva, a circa 50 metri dalla confluenza con Via Torricella di Sopra, il primo soldato o ufficiale della colonna vede un civile armato, pensando sia solo, senza intimare l’ALT gli spara un colpo e ferisce li Patriota Pierino Colpani.

Gli altri cinque Patrioti presenti non sono stati notati dai tedeschi, in quanto coperti dal muro di sostegno della strada.

Essi intervengono con raffiche di mitra.

I tedeschi si rendono conto dell’errore commesso, indietreggiano, abbandonano la Via del Carretto.

Aprendosi un passaggio nella siepe, scendono a precipizio il declivio della collina, dirigendosi verso la Località Laghetto.

 

  1. A quel tempo fra la strada che porta a Cellatica, la cascina Laghetto e Torricella vi era una sorgente che alimentava un laghetto di non più di seicento metri quadri di superficie. Alla foce si formava un ruscello che andava a confluire nel torrente “Canala”.

La parte bassa del colle era ricoperta da vigneti coltivati a “pergola” molto blandi come copertura vegetativa: in pianura erano e si estendono tutt’ora prati, che espongono i fuggiaschi alla possibilità di essere facilmente avvistati.

I tedeschi si orientano verso un boschetto che appare molto rigoglioso ed adatto allo scopo di nascondersi.

 

  1. Il gruppo in fuga, alla ricerca di un nascondiglio, passa nelle vicinanze della cascina Marsina, supera il torrente “Canala” e si mimetizza nel boschetto situato fra la cappella della “Madonna della Brina” e la cascina Boschino. Pensando di aver fatto perdere le loro tracce e di sostare in quel luogo per tutta la giornata, predispongono sentinelle sui grossi alberi di gelso. In questo modo realizzano un controllo del territorio il più ampio possibile.

La località Boschino dista in linea d’aria dal passo della Torricella circa un chilometro.

 

  1. Frattanto i patrioti del “posto di controllo” dopo la sparatoria intimidatoria si attivano. Mandano, in bicicletta, un Patriota ad Urago a dare l‘allarme per l’aggressione subita. Due Patrioti accompagnano il ferito alla Villa Torricella, dove è sistemato un reparto dell’Ospedale Civile, che è stato “sfollato” dal centro della città, dopo i bombardamenti aerei.

Un altro percorre la strada in forte salita, che porta alla Villa Magnocavallo, in modo da controllare la zona oltre il Laghetto.

Un quarto ispeziona l’ultimo tratto della Via Carretto scoprendo la breccia che i tedeschi hanno praticato nella siepe ed una grande quantità di impronte lasciate sul prato bagnato di rugiada.

L’allarme mobilita i Patrioti che abitano nelle cascine vicine al passo della Torricella e si riorganizza, rafforzando il posto di controllo.

Si forma un gruppo di quattordici Patrioti, sette armati di mitra, due con la pistola e cinque senza armi.

Costoro seguono le impronte molto evidenti, lasciate sul terreno a prato dai tedeschi. Perdono le tracce. Quando arrivano al crocicchio ove c’è la cappella della Madonna della Brina, sono indecisi se prendere a destra o a sinistra. Attraversano la “Canala” passando sul ponticello in legno, entrano nel bosco ritrovando le tracce, che seguono sino a quando intravedono fra la boscaglia la cascina Boschino.

Presumendo che i tedeschi siano nelle vicinanze, prendono tutte le precauzioni del caso, ma vi è un fossato da superare. Il gruppo si dispone per l’accerchiamento della zona, sette Patrioti procedono a destra mentre gli altri procedono a sinistra. Si avanza con grande cautela. Mentre il gruppo di destra sta per superare un fossato, una serie di scariche di mitra colpisce a morte quattro Patrioti: Paolo Consoli, Domenico Antonelli, Enrico Corini, Alessio Gualdi e ferisce gravemente Luciano Gussago che muore il giorno successivo. Anche Francesco Volpi viene ferito, ma riesce a sopravvivere: è il testimone, che permette la ricostruzione dei fatti. I superstiti trascinano i feriti fuori dal raggio di fuoco.

Quattro militari tedeschi, appostati di sentinella sulle grosse piante di gelso presenti nei pressi della cascina, hanno aperto il fuoco.

I sopravvissuti all’imboscata si ritirano in zona di sicurezza.

È allarme generale.

Si porta soccorso ai feriti, arriva l’ordine di sgombrare la zona, perché sul colle di Sant’Anna è appostata una mitragliatrice da 20 millimetri, proveniente dalla OM pronta a sparare se si vedono soldati tedeschi nella zona del Boschino.

 

  1. La notizia della tragica imboscata raggiunge velocemente le cascine della zona Urago Mella e Cellatica.

Il comando dei Patrioti di Urago mobilita i gruppi armati, che presidiano la OM e la Sant’Eustacchio, il passo della Torricella si affolla all’inverosimile. Fra chi accorre in aiuto vi è anche Paolo Bertoglio, di Urago, che è stato combattente nella “Grande guerra” 1915 – 1918. Costui non conosce bene la zona e non sa se i tedeschi siano ancora rintanati nel Boschino o se ne siano allontanati. Decide di raggiungere la Villa Magnocavallo, ubicata molto più in alto rispetto al passo della Torricella.

Nel giardino della villa s’imbatte in un signore dotato di binocolo, appostato dietro una pianta, che gli indica esattamente la posizione attuale dei tedeschi: dentro il “Casina di caccia della Tesa”.

Bertoglio ritorna al passo della Torricella, comunica che i tedeschi sono alla Tesa e chiede chi conosca bene la strada per raggiungerla.

Si offre come guida un Patriota di Cellatica, armato con fucile da caccia. Si forma un gruppo di quindici persone, alcuni giovanissimi, la maggior parte dei quali senza nessun’arma.

La Tesa rispetto al passo della Torricella si trova a circa 1,5 Km di distanza.

Il gruppo dispone di un fucile da caccia, una pistola e tre mitra. Giunti in vista della Tesa, con estrema precauzione circondano il “rifugio dei tedeschi” senza mai esporsi apertamente.

Al segnale convenuto viene più volte intimata la resa. Non ricevendo risposta, Bertoglio spara un colpo con il fucile: contemporaneamente sparano anche tutti gli altri, mentre quelli senza armi fanno frastuono con tutti i mezzi. I tedeschi si sentono accerchiati. Dopo un po’ di tempo si vede una porta che si apre, spunta una bandiera bianca sorretta da un ufficiale. Costui scende la scaletta con le braccia alzate: in una mano porta la bandiera e con l’altra la pistola impugnata dal lato della canna. La consegna al Patriota, che funge da capo gruppo e poi escono tutti gli altri tedeschi.

Sono dichiarati prigionieri diciannove militari tedeschi. Alla cascina Ravelli – Pasolini sono stati contati ventidue tedeschi, probabilmente i tre militari che mancano sono rimasti nascosti al Boschino e forse la notte successiva hanno cercato e trovato un’altra via di fuga. Si recuperano le armi e le munizioni, che i tedeschi hanno lasciato nella Tesa e si distribuiscono alle varie persone del gruppo non armate.

Tutti gli zaini ritrovati contengono solo munizioni. Gli alimenti di emergenza probabilmente sono stati affidati ai tre militari che non si sono arresi.

Gli arrestati vengono perquisiti per motivi di sicurezza: ai due ufficiali oltre alle pistole vengono sequestrati i binocoli ed il borsello con le carte topografiche militari dell’alta Italia.

Si raggruppano i prigionieri e sotto i controllo dei Patrioti, ora tutti armati si raggiunge la sede comunale di Cellatica.

 

  1. Tutti i militari tedeschi catturati vengono momentaneamente rinchiusi in uno scantinato della sede del comune di Cellatica, in attesa di organizzare il trasporto degli stessi al Centro di raccolta prigionieri della Caserma A. Papa, ubicata subito dopo il Ponte delle Grotte.

Un numeroso gruppo di persone, nel frattempo, si raccoglie nella piazzetta di fronte al comune, dando segni di evidente esasperazione.

Ingigantisce il desiderio di rappresaglia verso il nemico tedesco. Assassino!

Sul luogo accorre il gruppo organizzato della Resistenza che lancia la parola d’ordine: “I militari tedeschi devono essere consegnati al centro di concentramento prigionieri alla caserma Achille Papa e saranno giudicati da un tribunale militare.”

La crudeltà dell’imboscata commessa dai tedeschi alla Torricella ed al Boschino gonfia gli animi e tenta di travolgere le ragioni complessive del diritto alla Giustizia.

Si verifica uno scontro verbale molto duro e accesso. Il Gruppo organizzato della Resistenza ha il ruolo di essere “Istituzione” e con fermezza ribadisce il NO alla Giustizia “fai da te” ed afferma il principio della legalità anche nel momento delle barbarie.

Finalmente arriva il tram Gussago – Torricella composto da due carrozze. I pochi passeggeri si concentrano tutti in un’unica carrozza. Sull’altra, con un’adeguata scorta armata, si fanno salire tutti i militari tedeschi catturati. La linea del tram era stata interrotta dai tedeschi nel dicembre 1944 per ragioni militari.

Giunti alla Torricella si deve quindi trasbordare sul tram Torricella – Brescia. Si riparte, si accompagnano i prigionieri al centro di raccolta predisposto alla Caserma Papa.

Qui finisce l’impegno militare, si apre nella “Libertà conquistata” l’impegno civile e la partecipazione alla costruzione dell’Italia democratica.

 

  1. Vari familiari dei componenti il Gruppo dei Patrioti dell’Oltre Mella nel periodo 1943 – 1945, hanno subito lunghi periodi di carcerazione.

         Durante il periodo della clandestinità il gruppo dell’Oltre Mella ha collaborato attivamente alla Resistenza ed ha partecipato a tutte le operazioni militari, che il “Comando di Piazza” aveva predisposto, senza subite perdite di uomini o materiali militari.

La “fortuna” abbandona il Gruppo durante i giorni dell’insurrezione (26 – 27 – 28 aprile 1945).

Ben nove Patrioti cadono in vari scontri a fuoco con i tedeschi in vari luoghi d’Italia.

Caduti al Boschino di Cellatica: Domenico Antonelli, Paolo Consoli, Enrico Corini, Alessio Gualdi, Luciano Gussago.

Caduto in Via Milano (Bs) il 26 aprile 1945: Luciano Pellatiero

Caduto in Valle Sabbia: Andrea Zani

Caduto a Genova: Angelo Polonioli

Caduto a Verona: Ugo Cominotti

La Resistenza ha fatto crescere nuovi soggetti civili e politici, che nella libertà partecipano alla creazione di un Italia democratica, la cui espressione più compiuta è la Costituzione.

La strada per la sua piena realizzazione e vitalità è sempre in salita, ora come allora.

“La libertà fu per Noi immolazione per cui diritto”.

Così recita l’epigrafe incisa sul monumento dei Caduti per la Patria di Urago Mella, dettata del nostro concittadino Vescovo Carlo Manziana, deportato a Mathausen.

La libertà è un diritto, è stata conquistata con tanti sacrifici, è un bene irrinunciabile perché è il motore del progresso dell’umanità.

A cura di Andreina Scutra

A.N.P.I. Urago Mella

Brescia 07 novembre 2008

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